Culto domenicale:
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Domenica, 26 Febbraio 2017 21:43

Sermone di domenica 26 febbraio 2017 (Luca 1038-42)

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Testo della predicazione: Luca 10,38-42

Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. Maria ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».

Sermone

Cari fratelli e care sorelle, questo episodio delle due sorelle Marta e Maria è molto simile a quello delle due sorelle di Lazzaro che Gesù ha risuscitato, ma non si tratta dello stesso racconto.

Qui le due donne Marta e Maria, in realtà sono anonime, non hanno collegamenti parentali con nessuno. Maria è la stessa donna che qualche capitolo prima appare come prostituta che entra in casa di un fariseo, Simone, dove vi era Gesù invitato a pranzo: la donna piange ai suoi piedi che bagna con le sue lacrime, li asciuga coi capelli e li unge con profumo. La stessa donna, qui si siede ai piedi del Signore e lo ascolta parlare.

L’evangelista Luca racconta tutto ciò con compiacimento, sapendo di scandalizzare parecchie persone.

Ripercorriamo il suo racconto. Una donna, Marta, invita Gesù a casa sua, la donna comincia a preparare il pranzo, mentre Gesù parla: le sue parole sono parole di pace, di giustizia, di speranza, di riscatto spirituale e sociale, per tutti: uomini e donne, schiavi e liberi. Improvvisamente, giunge in casa la sorella di Marta, è Maria. È attratta dalle parole di Gesù e si siede ai piedi del Maestro, come facevo i discepoli e si concentra nell’ascolto, è assorta, non lascia che nulla la distragga. Le importa solo quello, è oltremodo attratta da quel messaggio che sente indirizzato proprio a lei e non ritiene che vi sia nulla di più importante in quel momento che ascoltarlo con attenzione.

Due donne, due figure femminili: due modi di concepire la vita, due priorità diverse, due orientamenti diversi circa il rispetto e l’accoglienza di una persona.

Ma il fatto che Gesù sia ospitato da due donne, per noi è un fatto che passa inosservato, ma all'epoca non era così.

Nella cultura di allora, le due donne fanno parte di uno strato sociale secondario rispetto agli uomini, e rispetto ai quali erano subalterne, e non avevano nessun diritto di essere oggetto di una qualche attenzione. Le donne, per la loro natura femminile, erano impure e quindi peccatrici.

Gesù, diverso da ciò che insegnavano gli altri maestri, si mostra libero nei confronti di regole e leggi, di tradizioni e convenzioni che discriminano, condannano, sottomettono e danno giudizi inappellabili. E questo è avvertito dalle due sorelle. Il contatto con un/a peccatore/trice era grave, come pure con gli ammalati e i pagani: la legge insegnava che si diventava impuri come loro.

Invece, Gesù si lascia toccare dalle donne, come quella che aveva perdite di sangue, dai lebbrosi, dai peccatori; Gesù entra perfino a casa di una prostituta. «Sono gli ammalati che hanno bisogno del medico» si giustificava Gesù «non i sani». Ma tante volte sono i sani che non capiscono l'importanza dell'accoglienza di colui/colei, malati, emarginati e giudicati con crudeltà.

Gesù compie gesti di rottura, con le tradizioni ingiuste.

Per esempio, la legge proibiva di comunicare alle donne i segreti di Dio. Esse erano escluse dalla lettura della Torah, non potevano prendere parte alle assemblee liturgiche nella sinagoga, nel Tempio vi era un cortile isolato per loro. Non era consentito loro di frequentare le scuole. Gesù insegna, invece, che non bisogna accettare discriminazioni tra esseri umani, uomini e donne.

E allora, parla alle donne, rivela loro i segreti di Dio, intavola con loro dispute e conversazioni teologiche: pensate alla donna samaritana al pozzo e a tutto il discorso teologico circa il luogo in cui bisogna adorare Dio. Gesù non fa distinzioni, parla a tutte le donne come fa con gli uomini.

Un fatto non solo inusuale, ma scandaloso.

Marta e Maria, nel racconto di Luca, rappresentano due linee di pensiero opposte, due culture, due concezioni contrapposte.

Il racconto spiega che Maria fa una scelta diversa da quella delle altre donne. Maria abbandona il suo stato di dipendenza e di subordinazione e si pone all'ascolto del maestro, diventa così sua discepola. Per l'evangelista Luca, riportare questo racconto significa affrontare e testimoniare di una svolta e di un salto sociale e religioso senza precedenti che avrebbe voluto che fosse da esempio nella chiesa nascente, seguito da tutte le donne e condiviso da tutti gli uomini. Purtroppo, così poi non è sempre stato e, per certi versi, così non lo è ancora del tutto. Quanto è attuale l’Evangelo oggi!

Gesù rifiuta di accettare che possano esistere differenti ruoli e compiti assegnati all'uomo e alla donna. Gesù supera la divisione tra uomo e donna, ne spezza il muro che crea ingiustizia dovuta al differente peso che si dà all'uomo e alla donna. Maria, che ascolta Gesù, sta entrando, come donna, nella scuola di Gesù, alla pari dei dodici e degli altri discepoli che lo seguivano.

Luca racconta questo brano nella speranza che il messaggio dell’accoglienza di Gesù per tutti e tutte, indistintamente, fosse tramandato, a dispetto di una concezione restrittiva e bigotta di una cultura escludente.

Un fatto nuovo? Senza precedenti? Forse, ma un fatto che non ha avuto seguito nella storia del cristianesimo se non quando le donne, solo recentemente, hanno rivendicato i propri diritti, quelli che Gesù aveva dato loro già 2000 anni fa.

Marta è ferma nella posizione tradizionale e si rivolge a Gesù chiedendogli di rimproverare Maria con la sua autorità. Marta cerca di riportare Maria al suo ruolo naturale e chiede a Gesù di usare la sua autorità per dire alla sorella di rientrare nel suo ruolo.

Ma Gesù, comprende e non condanna Marta che è solo preoccupata di dare un'accoglienza degna a Gesù. La sua risposta è benevola: Marta, Marta… Gesù non condanna il servizio che Marta sta compiendo per lui, ma le fa capire che non è sufficiente, le spiega quanto sia importante l’ascolto della sua Parola, che il servizio senza la “Parola”, non serve a nulla, che le opere senza la fede sono inutili.

Marta si sta prodigando molto per Gesù, ma sta perdendo un'occasione importante: l'ascolto della Parola di Gesù. Non è male affaticarsi per onorare l'ospite, ma lo si onora di più ascoltando quello che ha da dire, il motivo per cui è venuto a trovarmi.

Tuttavia, anche qui ci può essere un pericolo: quello di fermarsi all'ascolto, senza che questo comporti il nostro servizio dell’accoglienza.

Maria ha fatto la «scelta migliore» dice Gesù a Marta: è la scelta dell’ascoltare la Parola del maestro che prosegue con la pratica del servizio, del porsi al seguito del Signore. Gesù ci dice che la vita dei credenti è un movimento senza fine di ascolto che porta all’azione concreta verso gli ultimi, gli svantaggiati, verso le donne vittime di discriminazioni.

Gesù ci chiama a essere, insieme, “Marta e Maria”.

Il nostro ascolto, dunque, della Parola di Gesù, assorto come quello di Maria, senza distrazioni, è la «scelta migliore», che ci porta a riscoprire ogni giorno il senso della nostra fede, della nostra fedeltà a Dio e della coerenza nei confronti di noi stessi.

Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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