Culto domenicale:
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Domenica, 09 Febbraio 2014 10:35

Sermone di domenica 9 febbraio 2014 (II Pietro 1,16-19)

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Testo della predicazione: II Pietro 1,16-19

Infatti vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà. Egli, infatti, ricevette da Dio Padre onore e gloria quando la voce giunta a lui dalla magnifica gloria gli disse: «Questi è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». E noi l'abbiamo udita questa voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo. Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori». 

Sermone 

     Care sorelle e cari fratelli, la seconda lettera di Pietro è scritta da un credente molto preoccupato per Chiesa del Signore. Siamo nel secondo secolo e si avverte una grande stanchezza, la promessa del ritorno di Cristo si fa attendere e molti credenti hanno cominciato a sostenere che il suo ritorno non accadrà, che in fondo neppure la venuta di Cristo ha cambiato nulla nel mondo. Dunque alcuni cominciano a dire: «Dov’è la promessa della sua venuta? I nostri padri sono morti e nulla è cambiato fin dalla creazione» (3,4). Tutto è come prima, non ci sono segni che attestino la realizzazione di una promessa e neppure che qualcosa, in futuro, cambierà. Nulla è cambiato da quando il mondo è stato creato.

Affermazione che rivela una grande disillusione e soprattutto una affermazione che invita a non illudersi ancora ingannando se stessi. Cristo è morto, è risuscitato, è salito al cielo per chi, per cosa? Si domandavano alcuni. Noi siamo qui a subire un mondo violento e ostile, sopportiamo persecuzioni e soprusi, ci contrapponiamo a una morale persa nella disonestà e nella licenziosità, ma senza un riconoscimento, senza che il nostro impegno scalfisca nulla, senza che cambi qualcosa, senza che questo mondo migliori davvero. Tanto vale comportarsi come tutti gli altri, vivendo e godendosi la vita.

In effetti l’autore della seconda lettera di Pietro vede in queste persone che affermano ciò, desidèri di dissolutezza e schiavitù della corruzione e della disonestà (2,18-19); credono così di essere liberi e proclamano questa libertà, ma sono schiavi di se stessi, della loro avidità e del loro egoismo. Perciò sono chiamati “falsi profeti” proprio perché ammantano i loro discorsi di religione.

Ma cosa risponde il nostro credente che si contrappone a una tale ideologia che distrugge i progetti di un nuovo mondo, di un futuro migliore, dell’avvento del Regno di Dio e della promessa del ritorno di Cristo?

Risponde innanzitutto che il Signore non sta tardando a tornare, ma sta aspettando che il mondo si converta, che il ravvedimento di ciascuno diventi una realtà capace di ricevere il Signore che torna con la sua gloria, che investirà il mondo con la sua gloria e il suo Regno di giustizia e di pace.

     Questa gloria l’ha vista il nostro autore, ne è testimone: ha visto Gesù trasfigurarsi sul monte santo quando la sua faccia risplendette come il sole e i suoi vestiti divennero candidi come la luce e una voce dal cielo che diceva: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo».

     Non si tratta di favole artificialmente composte, Gesù esprime davvero il messaggio dell’amore di Dio per noi, un messaggio capace di trasformare, di trasfigurare la nostra realtà umana, la nostra mente e il nostro cuore per realizzare il progetto di fraternità di Dio, il progetto di umanità, di comunione, di solidarietà, di riconciliazione: è il Regno di Dio che comporterà la venuta di Cristo nel mondo.

     Questa testimonianza della trasfigurazione di Gesù tra i suoi discepoli rivela che, qui, ora, sulla terra, ci è dato di riconoscere la gloria di Dio e la sua maestà in Cristo. Non solo un giorno lontano, ma tutto comincia adesso.

     Il senso è certo rivolto verso un futuro che sta davanti a noi, l’avvento di un Regno i cui semi sono già presenti nella terra dell’oggi, del nostro presente, quindi un presente e una attesa che non possono che essere fecondi. Dunque, non si tratta di una attesa sterile, vuota, senza senso, ma la fede ci permette di essere trasportati nella dimensione concreta che Dio ci permette di vedere e nella quale possiamo vivere nel mondo di oggi la gloria di Dio, il suo amore per il mondo, una gloria che ci dà la possibilità di annunciarlo affinché tutti, davanti a sé, possano vedere un futuro di speranza.

     È vero, tutto sembra contraddirla questa speranza, e piuttosto ci sentiamo circondati da tenebra che ci intimorisce e ci rende increduli, condannati alla rassegnazione: sono le malattie, i lutti, la violenza attorno a noi, le guerre in atto nel mondo, i conflitti violenti, la prepotenza, l’illegalità, la disonestà che vediamo attorno.

     Ma la Parola profetica e quella di Cristo può illuminare la nostra tenebra, può dare un senso alla nostra fede, può dare a ciascuno di noi un posto nel quale rendere testimonianza di una parola che è vera che si realizzerà a dispetto della nostra incredulità, a dispetto delle tenebre del mondo.

     Dio è colui che ci permette di vedere oltre le apparenze, oltre il nostro limitato orizzonte, oltre il nostro naso, oltre le nostre tenebre e guarire dalla nostra miopia, dalla nostra cecità, ci permette di vedere che c’è un giorno che sta per spuntare davvero.

     Ci sono segni attorno a noi nei quali possiamo vedere Dio all’opera nella costruzione di un Regno che annuncia la realizzazione di una promessa futura: forse siamo chiamati a vedere questi segni nel fatto che non consideriamo più le donne come un oggetto, o i neri delle bestie? O nella Dichiarazione dei diritti umani dell’ONU, o la cancellazione della pena di morte in tanti paesi? O nel fatto che esseri umani escono dalla schiavitù verso la libertà e i diritti umani sono proclamati in modo universale e non più discriminante?

Se è così, Dio ha ancora tanto lavoro da compiere perché ci sono ancora devastazioni e morte provocate dalle guerre, persone che muoiono di fame e di sete, di malattie e per la mancanza di accesso ai farmaci essenziali o all’acqua pulita; ci sono donne che vengono punite perché si sono permesse di andare a scuola, e omosessuali giustiziati per la loro condizione. Ci sono popoli soggiogati dalle dittature o oppressi con convinzioni filosofiche diaboliche.

Sì, l’annuncio della parousìa del Signore Gesù Cristo è ancora attuale, dobbiamo attendere ancora che spunti il giorno, ma dobbiamo saper vedere la stella mattutina che sorge nei nostri cuori (v. 19) e che renderà la nostra attesa all’insegna di un impegno e di una attività fervida e convinta tramite la quale l’amore di Dio sarà presente nel mondo trasfigurandolo. Amen!

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Pastore Giuseppe Ficara

Consacrato nel 1992, ha svolto il suo ministero nelle chiese di Riesi, Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Marsala, Palermo.
Pastore a Luserna San Giovanni da Agosto 2013.

 

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